mercoledì 10 ottobre 2012

"Ricordati di me...."


"Ricordati di me". Sembrano le parole sottese dal marmoreo gesto orante di questo angioletto, un gesto sconciato dal tempo e dall'uomo, che lo ha privato di parte delle sue morbide dita di stucco.


 "Ricordati di me". Sono le parole sussurrate da sotto uno spesso velo di polvere dalle voci inanimate di tutta l'aula della chiesa.



"Ricordati di me". Mormora Maria Immacolata, il cui sguardo ormai non contempla più gli altissimi cieli, ma solo uno spesso tavolato di legno che la ingabbia, sottraendola alla vista e negandole un'ascensione che brama da trecentocinquant'anni.


"Ricordati di me". Parole di marmo, scandite a labbra strette e con gli occhi immoti dai 'benefattori' di un passato che in queste sale sembra ancora più lontano.


Mormorii, nient'altro che mormorii quasi inudibili, fuori dalle mura spesse del grande edificio seicentesco. Gabbia dorata degli ultimi, fu fatto per non vederli, per "toglierli dalle strade", per non doverne subire la degradante presenza, in una città dove (nel XVII secolo) la popolazione si divideva sostanzialmente in pochissimi ricchi e molti poverissimi. Luogo fatto per dimenticare la "parte peggiore" della società, forse in una ingenua ottica filantropica dal ricco Emanuele Brignole, oggi subisce con gli interessi e una crudeltà quasi scientifica la stessa sorte che destinò per secoli agli ospiti accolti e trattenuti dentro le sue mura.


Ciononostante, quale che sia la condanna 'morale' che si voglia elevare al complesso dell'Albergo dei Poveri, eretto in Genova nell'anno 1666, resta una realtà dal valore artistico straordinario per la città. Un valore che però oggi soltanto in pochissimi conoscono o hanno avuto la fortuna di poter vedere di persona. In particolare le emergenze artistiche più straordinarie sono in sostanza tre:

1)La quadreria, pensata dal Brignole e i suoi successori come 'arredo' delle nude pareti delle stanze degli ospiti dell'albergo, quasi una bibbia pauperum, con intento moraleggiante. A questa si unirono però in anni successivi dei capolavori provenienti da tutte quelle chiese, monasteri, complessi religiosi soppressi o distrutti a partire dalla fine del XVIII secolo. 

2)La Chiesa di Santa Maria Immacolata, vero diamante incastonato nel cuore dell'Albergo anche architettonicamente parlando. Costruita ad immagine e somiglianza della Basilica Sauli di Galeazzo Alessi, nel suo originario progetto a quattro campanili, la chiesa è all'interno completamente bianca, priva di affreschi, ma adorna di pale d'altare dei massimi artisti del genovesato e sculture di una fattura impareggiabile. Basti pensare alla Maria Immacolata scolpita da Pierre Puget, forse il più grande scultore che mai operò a Genova.

3)Statue e busti dei cosiddetti benefattori, ovvero quelle personalità che donarono averi, imprese o lasciti per l'opera del Brignole, dalla sua costruzione in poi. Le statue monumentali (in stucco o marmo) sono decine, disseminate tra lo scalone principale, il salone e l'aula antistante la chiesa.

Recentemente per la quadreria la Soprintendenza in collaborazione con Fondazione Carige, la Diocesi di Genova e la fondazione E. Brignole ha studiato un piano di ricollocazione dei dipinti di maggiore interesse in alcune chiese della Diocesi che hanno dato disponibilità ad accoglierli o, dove necessario, a restaurarli a loro spese oppure sono stati affidati alla Fondazione Carige che li ha utilizzati per l'arredo del Palazzo Doria (sua nuova sede) effettuando restauri e garantendo l'accesso al pubblico una giornata ogni mese (ogni primo giovedì del mese, dalle 14 alle 17). Sicuramente è un passo in avanti rispetto alla collocazione precedenti delle tele, alcune delle quali (tra cui quattro opere di Valerio Castello) occupano ancora il vecchio "ricovero", di cui mostro una immagine. Sottolineo che su tutto stagnano due dita di polvere e che NESSUN dipinto è coperto neppure con un telo a scopo cautelativo. Stupiamoci poi che servano restauri costosi.

Se con alcune perplessità la soluzione adottata per la quadreria può in qualche modo soddisfare almeno per l'interesse che (finalmente) si è tributato a queste opere, ciò che non esito a definire INTOLLERABILE  e VERGOGNOSO è l'atteggiamento che è stato adottato nei confronti della Chiesa.
Quando, circa nel 2000, l'intero complesso passò in comodato d'uso cinquantennale all'Università di Genova, sotto l'occhio (si presumeva) vigile della Soprintendenza, la Chiesa era un gioiello. Certo, magagne, come in qualunque luogo con 300 anni di storia sul groppone, sicuramente se ne potevano trovare, ma il complesso era curato, pulito e manutenuto, svolgendo anche funzione di Parrocchia per le zone limitrofe. Ricordo di esserci stato a qualche funzione da bambino. Una chiesa bianchissima, come la Basilica di Carignano effettivamente, con la cupola che rifletteva la luce del mattino sul volto della Madonna del Puget, scolpita in un marmo così raffinato dalla mano dell'artefice che quasi pareva trasverberare. Emozioni di bambino, certo. Ma emozioni che di lì a poco nessuno, nè genovese nè foresto, avrebbe mai più potuto provare e chissà se mai potrà qualcuno provarle ancora. Chiusa la Chiesa, trasferita la parrocchialità, accorpandola al Carmine, l'Università cominciò a spianare la strada al più disdicevole degrado immaginabile, con la connivenza (tacita) della Soprintendenza. 
Vi verranno a dire che non c'erano e non ci sono soldi, che per i restauri ci vuole questo quello e codesto. Tutto un mucchio di oscene SCUSE. E neppure tanto ragionate. Quando questi enti, che dovrebbero promuovere il bello e i beni storico-artistici e culturali, vennero in possesso (seppur transitorio) di questo luogo esso era DECOROSO e GODIBILE da tutti i cittadini. In 10 anni (non 300) la Chiesa è in una condizione di magazzino ingombro, sporca, invisibile e soprattutto ha subito enormi danni materiali. Per mancanza di soldi vi diranno che non hanno neppure potuto chiudere le finestre (???) per evitare che l'acqua piovana dilavasse le pareti, gli stucchi e le tele di artisti del calibro di Domenico Piola. Per il costo eccessivo degli operai specializzati vi proporranno il sacrificio necessario delle dita delle mani degli angeli scolpiti da Francesco Maria Schiaffino per erigere la "cupola" protettiva in tubi da ponteggio dell'altar maggiore. Per mancanza di manodopera vi imploreranno di capire che coprire le opere con teli protettivi non era proprio possibile. Per mancanza di personale vi sottoporranno la fantasiosa teoria di dover aspettare 10 anni per poter portare all'attenzione della città il fatto che uno dei suoi più preziosi monumenti stava sprofondando nel degrado.


Voi non credetegli. INCAZZATEVI. Perchè queste persone ci deridono, ci ingannano e cercano di trasformarci in pecoroni della cultura. La cultura e l'arte sono cose radicate sul territorio, non si può amare Van Gogh o Mirò o Caravaggio se si lascia deperire il bene prezioso davanti alla fermata dell'autobus dove passiamo tutti i giorni. Sarebbe, anzi E', una clamorosa ipocrisia, nella quale stiamo sempre più scivolando. Questi enti sono doppiamente colpevoli. Perchè per paura di essere giudicati "male", non hanno mai permesso visite alla Chiesa e all'Albergo, adducendo patetiche scuse sul discorso delle norme di sicurezza, RUBANDO così effettivamente una ricchezza ai genovesi e agli italiani in generale. Una piccola nota. L'Immacolata di Pierre Puget è una delle quattro opere d'arte genovesi presenti in TUTTI i manuali di Storia dell'Arte, sfortunatamente da 10 anni nessuno la può più vedere, neppure i docenti della Facoltà di Genova.

COMPLIMENTI

Chiudo così, con l'amaro in bocca, preoccupato che questi oggetti, testimoni eloquenti della nostra civiltà e della nostra città (più in piccolo), non rappresentino più un valore per nessuno, neppure per chi dovrebbe tutelarne la sopravvivenza e la godibilità per i propri concittadini. Non solo questo purtroppo, ma anche l'aggravante di aver causato un "degrado colposo" di un bene che aveva bisogno di piccoli interventi per essere manutenuto e preservato, pesa sulle spalle dei responsabili attuali di questi beni. Il dramma è che chissà quando saranno disponibili le centinaia di migliaia di euro necessari (ora, non prima) per ricondizionare questo ambiente e i suoi arredi. Per non spendere poco prima, per pigrizia, per incuria o incompetenza ora tutta la comunità dovrà o accettare di perdere una sua incommensurabile ricchezza o di spendere una cifra iperbolica in un tempo difficile proprio sotto il profilo economico.

VOLETE CONTINUARE A FARVI PRENDERE IN GIRO IN QUESTO MODO? CON QUALE DIRITTO CHI HA COSI' POCO RISPETTO DEI CITTADINI E DEI BENI PUBBLICI RICOPRE ANCORA INCARICHI DI QUESTA RESPONSABILITA'? IO NON RIESCO A DARMI UNA RISPOSTA SODDISFACENTE, PURTROPPO.

Ecco, per chiudere con un sorriso (amaro purtroppo) come era la scultura di Puget e sotto una foto della Chiesa ante anni 2000.


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